ciao a tutti sono marco elia e sarò con voi il 16 e 17 maggio per affiancarvi nel workshop ho dato uno sguardo ai vs primi lavori e mi sono venute in mente tante cose conoscendo ortigia e in generale siracusa, il primo ricordo va al vento, in tutte le sue mutevoli manifestazioni lento o forte, carezzevole o disordinatore in ogni piccola porzione della città si intrufola e si mischia a cose e persone, mutandone costantemente gli umori, deviandole in modo randomatico, deformandole nel'aspetto e alterandone le sonorità questo ragionamento mi porterebbe a pensare al vento come primo e principale materiale naturale disponibile per riappropriarsi degli spazi urbani connotandoli attraverso queste sue uniche caratteristiche immaginiamo un vento che muova gli oggetti e che li faccia urtare reciprocamente generando sonorità complesse tuttavia univocamente identificabili attraverso un eccesso di attenzione. uno spazio che attraverso il vento possa dar vita a un complesso e indeterminato gioco di luci e ombra che ocostringa la gente a spostarsi irragionevolmente per godere di un po' di ombra ovvero di tanto sole immaginiamo che quetsti oggetti siano parte di un immaginario che ci appartiene e con il quale, gioiendo o maledicendo, inevitabilmente conviviamo. oggetti di metallo dal suono acuto, ovvero cupi nel rapido rotolio delle plasiche. sfilanti e taglienti come rami secchi, imgombrabti e maleodoranto come rifiuti solidi urbani. il vento. immaginiamo di raffiguralo
ciao a tutti
RispondiEliminasono marco elia e sarò con voi il 16 e 17 maggio per affiancarvi nel workshop
ho dato uno sguardo ai vs primi lavori e mi sono venute in mente tante cose
conoscendo ortigia e in generale siracusa, il primo ricordo va al vento, in tutte le sue mutevoli manifestazioni
lento o forte, carezzevole o disordinatore in ogni piccola porzione della città si intrufola e si mischia a cose e persone, mutandone costantemente gli umori, deviandole in modo randomatico, deformandole nel'aspetto e alterandone le sonorità
questo ragionamento mi porterebbe a pensare al vento come primo e principale materiale naturale disponibile per riappropriarsi degli spazi urbani connotandoli attraverso queste sue uniche caratteristiche
immaginiamo un vento che muova gli oggetti e che li faccia urtare reciprocamente generando sonorità complesse tuttavia univocamente identificabili attraverso un eccesso di attenzione. uno spazio che attraverso il vento possa dar vita a un complesso e indeterminato gioco di luci e ombra che ocostringa la gente a spostarsi irragionevolmente per godere di un po' di ombra ovvero di tanto sole
immaginiamo che quetsti oggetti siano parte di un immaginario che ci appartiene e con il quale, gioiendo o maledicendo, inevitabilmente conviviamo.
oggetti di metallo dal suono acuto, ovvero cupi nel rapido rotolio delle plasiche. sfilanti e taglienti come rami secchi, imgombrabti e maleodoranto come rifiuti solidi urbani.
il vento. immaginiamo di raffiguralo